La transizione ecologica con l’abbandono delle fonti fossili, la scelta obbligata del fotovoltaico, la realtà delle imprese tra burocrazia e costi delle forniture elettriche non più sostenibili. Sono questi gli argomenti sul tavolo dei Governi europei alla luce della profonda crisi energetica iniziata un anno fa e acuita dall’attuale instabilità internazionale.
Si tratta di argomenti attuali e di sicuro interesse per industrie e realtà artigianali alle prese con i continui rincari dell’energia elettrica e spesso frenati dagli aspetti pratici imposti da burocrazia, dal difficile accesso al credito e spesso da una insufficiente conoscenza delle tecnologie a disposizione.
Quella del fotovoltaico al giorno d’oggi appare una scelta obbligata lungo la strada già intrapresa a livello globale verso la transizione energetica, ossia il passaggio da un mix energetico centrato sui combustibili fossili a uno a basse o a zero emissioni di carbonio, basato sulle fonti rinnovabili.
Partendo dalla situazione attuale in merito ai grandi “emettitori” di inquinamento a causa delle fonti energetiche fossili, dall’aumento dei costi delle materie prime e dalla scarsa redditività dei sistemi attualmente utilizzati per produrre energia, possiamo renderci conto di quanto è accaduto negli ultimi 10 anni a livello mondiale, nazionale e regionale per quanto riguarda il passaggio verso forme di produzione energetica realmente sostenibili. I costi per un impianto fotovoltaico e la diminuzione dei tempi di ammortamento hanno reso questo tipo di tecnologia – supportata dalle recenti, importanti implementazioni – la proposta più adatta per affrontare il futuro dei siti produttivi e delle realtà artigianali, anche di dimensioni contenute.
Recentemente è arrivato anche il decreto attuativo del Ministero della Transizione Ecologica: per l’installazione degli impianti fotovoltaici su strutture e “manufatti fuori terra diversi dagli edifici” fino a 200 kW si potrà usare il modello unico semplificato. Significa che questi interventi vengono ricompresi nella “manutenzione ordinaria”. Non sono quindi soggetti né ad autorizzazioni né a permessi specifici.
Di strettissima attualità è anche l’argomento delle comunità energetiche, ancora in via di regolamentazione in quanto in attesa dei decreti attuativi, ma già nel programma di tantissime piccole amministrazioni comunali della Sardegna. Una comunità energetica prevede il coinvolgimento di soggetti privati o pubblici, che costituiscono un ente legale e che scelgono di produrre energia elettrica pulita, autoprodotta e condivisa attraverso fonti rinnovabili come gli impianti fotovoltaici, a prezzi accessibili ai propri membri.
In un periodo in cui si discute molto di dipendenza energetica dall’estero, le comunità energetiche rinnovabili rappresentano delle soluzioni relativamente nuove che si stanno facendo strada; si tratta di un’opportunità che permette di migliorare l’impatto ambientale dei singoli e della collettività, di ridurre i costi in bolletta, contribuire allo sviluppo di reti energetiche sostenibili e accedere agli incentivi per l’energia condivisa.
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