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Le comunità energetiche rinnovabili. Cosa sono e perché convengono?

Lo sviluppo dell’energia pulita in Italia fa un altro passo in avanti. Grazie alla conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019 sono state introdotte anche in Italia le “comunità energetiche rinnovabili”. 

Che cos’è una comunità energetica rinnovabile? 

Con questo termine si intende un’associazione tra cittadini, attività commerciali, autorità locali o imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di impianti per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Associazioni di cittadini, catene di negozi, enti territoriali o aziende con uffici nello stesso stabile possono infatti dotarsi di un impianto condiviso, con una potenza complessiva inferiore a 200 kW, per l’autoproduzione di energia per il consumo immediato o per stoccarla in sistemi di accumulo (e utilizzarla quando necessario).

I singoli partecipanti continuano a scegliere liberamente il proprio fornitore di energia elettrica e possono nominare un delegato, appartenente anche a un’azienda esterna, per la gestione dei flussi con il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ovvero la restituzione delle componenti tariffarie non dovute per l’energia condivisa e il riconoscimento della tariffa incentivante.

I benefici delle comunità energetiche

Le comunità energetiche hanno numerosi impatti positivi su persone, entità e comunità coinvolte:

  • benefici ambientali, evitando da un lato di produrre energia da fonti fossili, dall’altro di dissipare energia in perdite di rete;
  • benefici economici, grazie ai meccanismi di incentivazione previsti dalla legge per promuovere la transizione energetica, cumulabili con altri contributi quali il Bonus Casa e il Superbonus 110%;
  • benefici sociali, grazie alla condivisione dei vantaggi economici e dei profitti finanziari con la comunità energetica e dei vantaggi ambientali – con la riduzione di inquinanti e climalteranti – per tutta l’area in cui questa è localizzata.

Le comunità energetiche in Italia

Secondo il rapporto Comunità rinnovabili 2021 di Legambiente, in Italia sono attive o in corso di attivazione 20 comunità energetiche rinnovabili, distribuite un po’ su tutto il territorio nazionale, mentre altre 7 sono in progetto. Gli impianti di autoproduzione risultano essere per lo più di taglia compresa tra i 20 e i 60 kW, ma con significative eccezioni. 

Le comunità energetiche vedono coinvolti enti comunali, famiglie, imprese private, istituti pubblici, cooperative e anche aziende agricole. Per il futuro è attesa una crescita esponenziale del numero di comunità energetiche. Uno studio del Politecnico di Milano (Electricity Market Report) stima che entro il 2025 le energy community italiane saranno circa 40mila e coinvolgeranno circa 1,2 milioni di famiglie, 200mila uffici e 10mila PMI.

La normativa sulle comunità energetiche

Attualmente, la normativa italiana sulle comunità energetiche rinnovabili consiste nell’articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe 162/2019 (convertito con la Legge n. 8/2020 del 28 febbraio 2020) e nei relativi provvedimenti attuativi: la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA  e il DM 16 settembre 2020 del MiSE. In sintesi, le comunità energetiche rinnovabili sono un soggetto giuridico che:

  • Si basa sulla partecipazione aperta e volontaria
  • È autonomo ed è effettivamente controllato da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità energetica rinnovabile
  • I cui azionisti o membri sono persone fisiche, PMI, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali
  • Il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari
  • Inoltre gli impianti rinnovabili di produzione dell’energia elettrica devono avere una potenza complessiva non superiore a 200 kW ed essere connessi alla rete elettrica attraverso la stessa cabina di trasformazione media/bassa tensione da cui la comunità energetica preleva anche l’energia di rete
  • La condivisione dell’energia elettrica prodotta dalla comunità deve avvenire utilizzando la rete di distribuzione esistente
  • I soggetti associati mantengono i loro diritti di cliente finale, compreso quello di scegliere il proprio venditore di energia elettrica, e possono uscire dalla comunità quando lo desiderano

Comunità energetiche: quali i benefici economici?

Nel complesso, gli iscritti alla comunità energetica ottengono un beneficio di circa 160 €/MWh per almeno 20 anni, con un ritorno dell’investimento stimato in pochi anni. Questa cifra è ottenuta dalla somma:

  • della tariffa premio di 110 €/MWh sull’energia condivisa nella comunità, fissa per 20 anni; 
  • di circa 9 €/MWh sull’energia condivisa per valorizzare i benefici apportati al sistema, importo fisso per 20 anni;
  • di circa 50 €/MWh variabile in base all’energia rinnovabile immessa in rete.

La legge relativa alle comunità energetiche non fa riferimento specifico alla tecnologia rinnovabile da adottare, ma quella che si presta a sfruttare meglio i vantaggi del provvedimento è il fotovoltaico.

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Informazioni contenute nell’articolo tratte da https://www.enelx.com/

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